domenica 24 marzo 2013

‘Vecchio’ (XII)


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La parola ‘vecchio’ e  i suoi derivati ‘invecchiare’, ‘invecchiamento’, ‘vecchiaia’ ecc. ricavano la loro semantica, o meglio il loro alone connotativo dall’esperienza della vita umana così come gli uomini la verbalizzano. Non avrebbe molto senso dire che una stella o un albero sono ‘vecchi’ se non li riferissimo al nostro modo di essere o diventare vecchi. Di per sé abbiamo a che fare solo con stadi diversi di processi trasformazionali, e tutto ciò che chiamiamo ‘realtà’ è descrivibile in termini di processi e trasformazioni meglio che di stati ed essenze. Ma le associazioni che risveglia in noi il termine ‘ vecchio’ sono tutt’altre da quelle che risveglia il termine ‘giovane’. Una farfalla appena uscita dalla crisalide la vediamo giovane, anche se ha alle spalle una vita intera da bruco. Homo sapiens è ancora giovane come specie, anche se a rappresentarla prendiamo un uomo di settanta anni; considerato come genere è alquanto più vecchio, come mammifero ancora molto di più, come essere vivente conta due o tre miliardi di anni.

Una volta deciso il termine di riferimento le cose si chiariscono, come per tutte le parole prive di valore assoluto. Solo che molto spesso ci dimentichiamo di aver deciso noi quel termine e assolutizziamo tutto ciò che ne deriva. Gli antichi romani erano antichi fin dalla nascita, i dinosauri sono rettili ‘preistorici’ anche se non è chiaro a quale storia ci si riferisca. Complice di questa ambiguità è il verbo essere, che finge  determinazione anche là dove questa è logicamente impossibile. Ma la parola non è soltanto un veicolo del pensiero logico. Per là passano molteplici ‘stili di pensiero’. L’errore –errore nel senso di ‘confusione’, ‘errare senza meta’– non nasce dalle parole, ma dal loro uso, e questo varia a seconda dello stile di pensiero cui l’assoggettiamo. Molto spesso di questo stile non ci rendiamo conto. Più grave, anche se non infrequente, il caso che ce ne rendiamo conto benissimo, ma facciamo in modo che il destinatario delle nostre parole lo scambi per un altro. Ne sanno qualcosa coloro che professano ideologie e religioni.

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