mercoledì 6 marzo 2013

La forza di cedere (IV)




Dalla serie Half Drag, di Leland Bobbé
[523]

Resistere, resistere, resistere…

Oppure cedere…

La forza di resistere, il piacere di cedere.

La retorica corrente considera maschile resistere, femminile cedere.

Balle: spesso chi resiste semplicemente non ha la forza di cedere.

Perché se non è facile abbandonare una posizione duramente conquistata, nella quale abbiamo investito buona parte di noi stessi, ancora più difficile può risultare abbandonarla quando è palesemente perdente.
Cedere non significa necessariamente dichiararsi sconfitti, ma può anche significare rendersi disponibili al pensiero altrui, a ipotesi altre dalle nostre. E in questo senso, il ‘femminile’ è più forte a resistere del ‘maschile’.

Se a un uomo vengono meno i suoi ideali, le sue fedi, la sua mascolinità ne risulta fortemente compromessa. Il suo cedimento tuttavia è ben altro da quello della donna consenziente, che non è certo un passivo arrendersi alla volontà altrui, ma deliberata partecipazione a un piacere comune. Il verbo ‘cedere’ come pressoché tutti i termini di una lingua, non possiede un suo proprio significato ma lo riceve dal contesto –verbale, situazionale– in cui si trova inserito. D’altra parte il suo inserimento in quel certo contesto dipende dal significato che il contesto suggerisce, un loop che rende il linguaggio verbale assai poco affidabile. E così il cedimento, come anche la resistenza, non ammettono una qualificazione di genere, ma solo circostanziale e anche lì il giudizio sulla circostanzialità resta una variabile aperta che in nessun modo conviene chiudere.

Allora ‘resistere’ in determinate occasioni può voler dire cedere o anche viceversa? E che ci sarebbe di strano? I linguaggi li abbiamo inventati noi, come pure il giudizio, quindi anche il loro uso è a nostro arbitrio.
Oppure no?

2 commenti:

alessandro ha detto...

Caro Boris Porena, utilizzerò questi concetti preziosi in qualche lettera d'amore appassionata... linguaggi si linguaggi no, abitudini, paure, conservazioni e cambiamenti, cedo se resisto, resisto se cedo, conservo se cambio, scopro se conservo? Cediamo o resistiamo alla morte e quindi alla vita stessa? E quel giudizio, suona così forte... Ciao Boris Porena e ciao anche a te Rigobaldo!

alessandro ha detto...

...ah, e poi c'è il dubbio, il preziosissimo dubbio necessario, vitale che ci spalanca le porte dell'insondato ma non dell'incertezza, a volte sì, il dubbio come opportunità che ci sveglia tenendo attiva la nostra fottutissima e assetata curiosità esplorativa e bambina!
Ancora ciao...