domenica 10 marzo 2013

Diffidenza dell'anziano, insofferenza del giovane (VI)



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Credo che la musica, tutta la musica, anche quella che alcuni di noi –io per esempio– guardano dall’alto in basso, probabilmente senza ragione, si basi sull’invenzione. Non è detto che l’invenzione si trovi sempre allo stesso posto –per esempio sempre nella melodia o nel ritmo, o nella qualità del suono (nel sound)– e così capita di frequente che non si trovi là dove per abitudine la cerchiamo, mentre si trova da una parte dove neppure la sospetteremmo e così non ce ne accorgiamo. È questo che rende l’anziano diffidente verso la novità e il giovane insofferente verso ciò che considera risaputo anche se lui non lo conosce affatto…

C’è una punta di risentimento in ciò che vado dicendo e non cerco neppure di nasconderlo. Ma il risentimento non è diretto tanto verso i giovani quanto verso coloro che, non più giovani, hanno pensato bene di sfruttare la naturale impulsività acritica e irriflessa di quegli anni per creare un mercato oltremodo redditizio nel nome di una giovinezza ideologizzata, irreale, sostanzialmente falsa. Perché, i classici, i romantici, e quelli precedenti non sono stati giovani anche loro, non hanno saputo vivere ed esprimere la loro gioventù tanto quanto i loro colleghi di oggi? E forse con maggiore consapevolezza perché non condannati alle stereotipie imposte dalle case discografiche? Ma di questa immensa ricchezza il giovane in media non sa nulla in quanto la scuola e la cultura di media ritengono superfluo parlargliene, almeno da noi in Italia.

Questa ricorrente lamentela non sarebbe nient’altro che una senile querimonia se riguardasse soltanto la musica o se la musica non fosse altro che quella di cui parlano la televisione e le riviste ad essa collegate. Ma il riflesso negli itinerari formativi va ben oltre la sparizione della musica dalla nostra cultura e investe soprattutto il pensiero riflettente sempre più inibito dalla ricerca di verità ultime che sappiamo ormai benissimo essere irraggiungibili, come sappiamo essere irraggiungibili le verità di cui ci parla certa musica senza bisogno di usare la parola.

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